Rappresentazione
Antonino Cardillo
In questa casa proporzioni auree e partiti classici celebrano la polvere. Un basamento di cemento color talco sostiene un soffitto d’intonaco rustico del colore della terra: desiderio di antri primordiali, di grottesche rinascimentali, di ninfei barocchi in Doria Pamphilj, di facciate quasi Liberty nelle traverse di Via Veneto. Un’alternanza di compressioni e dilatazioni costruisce lo spazio della casa. Ai bordi, varchi e finestre appaiono ora scavati dentro il basamento, ora intagliati a baguette. Una serie di archi, memoria astratta dalla pittura italiana del Trecento, confonde porte ed armadi. Tra essi, uno punteggiato da un pomolo di vetro rosa introduce alle camere dell’intimità, anch’esse distinte da un pallido rosa sulle pareti: desiderio di albe e fiori; colore della bellezza, colore della bellezza che muore.
Open House Roma (pdf), area 3, Roma, sett. 2021, p. 16.
Poesia
Antonino Cardillo
L’architettura è polvere.
Polvere che diviene forma,
polvere trasfigurata dalla mente.
Polvere è memoria, così polvere è anche morte.
Ancestrale ricordo della morte,
la polvere rimanda all’origine.
Quella modernità che ripudia il sedimento,
che rasa le pareti,
che sanifica lo spazio;
quella modernità che ripudia la polvere,
ripudia anche la morte.
Privata di memoria,
e quindi schiava di una verosimigliante giovinezza,
ignorando la sua fine,
ripete se stessa; senza fine.
In questa casa partiti classici
e proporzioni auree celebrano la polvere:
Angeli e cori hanno abbandonato il cielo,
e il cielo si è adornato di terra.
Abitare la Terra , n. 37, Roma, mar. 2015, p. 50.