

Testo
Antonino Cardillo
Siamo fatti in ugual misura di ciò che è stato e di ciò che avrebbe potuto essere.
— Javier Marías, Mañana en la Batalla Piensa en Mí (1994)
Spesso, la ricerca è un percorso orientato da scelte incoerenti. E la disponibilità agli imprevisti, rivela chiavi di comprensione inedite della realtà, la quale, essendo per sua natura costruita da una geografia e da un tempo relativamente infinito, è instabile e insicura. Il nostro presente è solo uno degli esiti possibili di questa realtà, e il suo progressivo inverarsi, appare casuale. Ciascun giorno di ciascuna vita trascorsa, avrebbe potuto essere differente. Queste, le riflessioni che hanno stimolato l’ideazione della Casa di Max su di un Piccolo Lago.
La casa appare come la trasfigurazione di una nave arenata sulle rive di un lago nella campagna di Nimes, nel sud della Francia. Un approdo umano sul bordo di un confine naturale. L’edificio è composto da due entità giustapposte su due livelli: un massivo basamento di travertino, che racchiude le camere, e una filiforme sala da giorno, vertebrata su di una struttura metallica.
Il paesaggio, dall’interno, appare scomposto in molteplici quadranti. La disposizione degli elementi metallici misura la luce del sole: un ampio brise-soleil scherma il sole di mezzogiorno, mentre profondi muri-contenitore, rivestiti di legno e sospesi a un metro dal pavimento, adombrano il sole del mattino e del meriggio.
All’esterno, verso sud, delle doghe di legno si estendono sino al bordo della vasca opposta al salone. Oltre lo specchio d’acqua, in un luogo inaccessibile, un portico misura il paesaggio. A nord della camera di vetro, invece, una parabola di tessuto, stesa tra due lembi dell’edificio, ripara un tavolo esterno.
La collocazione eccentrica della torre della scala, infine, struttura le percezioni oblique dei percorsi.
worldarchitecturenews.com, Londra, 29 sett. 2008.