Per concludere questa discussione, indicherò alcuni aspetti di uno progetto di architettura degli interni recentemente completato dall’architetto siciliano Antonino Cardillo. Questo è un progetto modesto nelle dimensioni che tuttavia illustra bene, a mio avviso, come la dimensione dell’aptico possa essere integrata nell’architettura. L’opera è intitolata Casa della Polvere (House of Dust) e consiste in uno spazio domestico nel centro di Roma, Italia. Il titolo intrigante si riferisce alla tessitura ruvida applicata al soffitto del soggiorno, un volume rustico realizzato in cemento giallo-marrone misto ad aggregato, che nella sua materialità evoca l’immagine di una grotta o di una caverna in un giardino pittoresco. La polvere è, naturalmente, minuscola, e alludendo ad essa, il progetto si relaziona al mondo in miniatura di Seasons [Ivan Petrovič Ivanov-Vano, 1969], così come ad altre superfici sporgenti precedentemente illustrate qui. Il soffitto della Casa della Polvere è aptico nel senso convenzionale in cui Riegl intendeva questo termine: comunica un forte senso di tattilità; invita lo sguardo ravvicinato, ma poi sfoca la visione. La polvere ha anche una dimensione temporale – la dimensione del tempo che passa, per essere più precisi – e questo conferisce al soffitto un aspetto alquanto arcaico.
Un’altra caratteristica notevole della Casa della Polvere è una serie di aperture incorniciate come archi: a volte collegano le stanze, a volte fungono semplicemente da porte per armadi. Nelle loro proporzioni, così come nella loro scala cromatica, questi archi richiamano alla mente alcuni dipinti religiosi del quattordicesimo secolo (in particolare Duccio e Giotto). Nel loro improbabile arrangiamento (perché se conducessero tutte a stanze diverse, queste sarebbero troppo piccole per essere abitate), gli archi seguono una logica spaziale simile a quella del giardino pittoresco. Ingannano le aspettative; “puntano a un altro mondo” (alle rappresentazioni nei dipinti del quattordicesimo secolo, per esempio; Cardillo menziona anche Alice nel Paese delle Meraviglie come ispirazione). Sono, percettivamente, ’eccessivi’: tenacemente ripetitivi; inquietanti, quasi.
Nel collegare l’architettura al regno dell’aptico, sia su una scala più tattile e microscopica (soffitto) sia su una scala più visiva e macroscopica (archi), l’architettura di Cardillo promuove la mobilitazione sensoriale immaginata da Benjamin come una potenziale forza per la trasformazione sociale / politica. Risponde anche all’appello di Rilke per un’intensificazione dei sensi come unico possibile antidoto alla sofferenza umana e alla violenza. È un’opera speranzosa che suggerisce che l’architettura ha ancora il potere di risvegliare i nostri sensi ed emozioni per un coinvolgimento più profondo, intimo e appagante con il mondo.
Antonino Cardillo, Casa della Polvere, Roma, 2013. Fotografia: Antonino Cardillo