Saggio
Ana Araujo
Questo articolo analizza la nozione di Alois Riegl (1858–1905) di un’estetica della prossimità (Nahsicht), alla quale associa la dimensione del tattile e dell’aptico. Contrapposta alla ’Nahsicht’ è ciò che Riegl chiama ’optical-fernsichtig’: un’estetica della distanza spaziale che, a suo avviso, risponde in modo più adeguato all’essenza dell’architettura. Mentre la dimensione ottica di Riegl si relaziona alla prospettiva lineare, evocando un particolare modello di costruzione spaziale, l’aptico, d’altro canto, allude alla planarità e al disegno di profili e dettagli, promettendo di generare modalità alternative di visione e spazialità. Intendo mettere in discussione la corrispondenza proposta da Riegl tra l’optical-fernsichtig e la logica dell’architettura, connettendo invece quest’ultima alla sua estetica della prossimità: come già suggerito dalla lettura di Riegl da parte di Walter Benjamin nel testo L’Opera d’Arte nell’Epoca della sua Riproducibilità Tecnica (1936). Traendo spunto da tale connessione, sosterrò che alcune procedure tipicamente associate all’aptico potrebbero essere produttivamente impiegate per interrogare e rinvigorire la pratica architettonica attuale. […]
Casa della Polvere
Per concludere questa discussione, indicherò alcuni aspetti di uno progetto di architettura degli interni recentemente completato dall’architetto siciliano Antonino Cardillo. Questo è un progetto modesto nelle dimensioni che tuttavia illustra bene, a mio avviso, come la dimensione dell’aptico possa essere integrata nell’architettura. L’opera è intitolata Casa della Polvere (House of Dust) e consiste in uno spazio domestico nel centro di Roma, Italia. Il titolo intrigante si riferisce alla testura ruvida applicata al soffitto del soggiorno, un volume rustico realizzato in cemento giallo-marrone misto ad aggregato, che nella sua materialità evoca l’immagine di una grotta o di una caverna in un giardino pittoresco. La polvere è, naturalmente, minuscola, e alludendo a essa, il progetto si relaziona al mondo in miniatura di Seasons [Ivan Petrovič Ivanov-Vano, 1969], così come ad altre superfici sporgenti precedentemente illustrate qui. Il soffitto della Casa della Polvere è aptico nel senso convenzionale in cui Riegl intendeva questo termine: comunica un forte senso di tattilità; invita lo sguardo ravvicinato, ma poi sfoca la visione. La polvere ha anche una dimensione temporale – la dimensione del tempo che passa, per essere più precisi – e questo conferisce al soffitto un aspetto alquanto arcaico.
Antonino Cardillo, Casa della Polvere, Roma, 2013. Fotografia: Antonino Cardillo
Un’altra caratteristica notevole della Casa della Polvere è una serie di aperture incorniciate come archi: a volte collegano le stanze, a volte fungono semplicemente da porte per armadi. Nelle loro proporzioni, così come nella loro scala cromatica, questi archi richiamano alla mente alcuni dipinti religiosi del quattordicesimo secolo (in particolare Duccio e Giotto). Nel loro improbabile arrangiamento (perché se conducessero tutte a stanze diverse, queste sarebbero troppo piccole per essere abitate), gli archi seguono una logica spaziale simile a quella del giardino pittoresco. Ingannano le aspettative; “puntano a un altro mondo” (alle rappresentazioni nei dipinti del quattordicesimo secolo, per esempio; Cardillo menziona anche Alice nel Paese delle Meraviglie come ispirazione). Sono, percettivamente, ’eccessivi’: tenacemente ripetitivi; inquietanti, quasi.
Nel collegare l’architettura al regno dell’aptico, sia su una scala più tattile e microscopica (soffitto) sia su una scala più visiva e macroscopica (archi), l’architettura di Cardillo promuove la mobilitazione sensoriale immaginata da Benjamin come una potenziale forza per la trasformazione sociale / politica. Risponde anche all’appello di Rilke per un’intensificazione dei sensi come unico possibile antidoto alla sofferenza umana e alla violenza. È un’opera speranzosa che suggerisce che l’architettura ha ancora il potere di risvegliare i nostri sensi ed emozioni per un coinvolgimento più profondo, intimo e appagante con il mondo.
Antonino Cardillo, Casa della Polvere, Roma, 2013. Fotografia: Antonino Cardillo