Lettura
Francesco Dal Co
Antonino Cardillo è un architetto cinquantenne. Quanti, incuriositi anche da queste pagine, potendo soltanto aspirare al privilegio di incontrarlo desiderassero comunque conoscere il suo lavoro, potrebbero digitare www.antoninocardillo.com: qui troverebbero ogni informazione che, a giudizio di chi ha compilato il menu del sito di cui Cardillo è proprietario, dimostrano quanto Cardillo sia un bravo architetto, creativo e di successo.
Nel sito sono presentate venti opere; ciascuna è accompagnata da un testo dello stesso Cardillo che ne spiega le ragioni, ancor prima delle finalità. Accanto ai componimenti di Cardillo, sono riportati passi tratti dagli scritti di quanti si sono occupati delle sue opere. Non mancano anche indicazioni bibliografiche, che i lettori più indolenti potrebbero in alcuni frangenti ritenere pleonastiche o eccessivamente impegnative.
Probabilmente la penserà così la maggioranza di quanti, dopo aver letto quello che Cardillo ne ha scritto, prenderanno atto che per meglio capire il significato delle immagini, qui riprodotte, della casa da lui costruita a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, il suo consiglio di leggere in parallelo Lineamenti di filosofia del Diritto di Friedrich Hegel, un rompicapo tormentoso, non è uno di quelli da prendere alla leggera.
Ma questo che potrebbe assomigliare a un invito al supplizio rivolto da Cardillo ai visitatori di Elogio del grigio (è il nome della casa che ha costruito a Castiglione delle Stiviere) in realtà non è un suggerimento, ma una dichiarazione programmatica.
Il lavoro di Cardillo, infatti, occupa l’intervallo in cui l’inverosimile diviene verosimile, la finzione ricuce reale e irreale, l’apparenza coincide con la forma, l’esagerazione unisce mezzi e fini. Inutile tentare di individuare i modelli dei quali Cardillo si serve nel delineare le sue opere, i riferimenti che è pur possibile cogliervi e ripetere così gli stanchi esercizi interpretativi già fatti da quanti se ne sono occupati.
Ogni suo progetto è talmente simile a una messa in scena teatrale da non potere sopportare il confronto con la realtà. Gli spazi che immagina o disegna sono definiti da quinte. I cromatismi e le matericità così caratteristici con i quali le connota hanno un solo comune denominatore: la sfumatura.
I palcoscenici, grandi o piccoli che siano, che egli tratta con colori appartenenti a palette cromatiche prive di intensità e privilegiando figure dove ogni passaggio dalle linee rette verticali agli archi e alle volte avviene in maniera morbida, sono vuoti.
Non vi sono accumuli, né oggetti tali da richiamare la presenza di altri oggetti; ogni figura scivola fuori da questi spazi dove un solo protagonista, di peso corporeo irrilevante, è ammesso: l’eccesso.
Questo è l’abitante legittimo di Elogio del grigio, una casa che, verrebbe da dire, dimostra che è possibile sottarsi a «un ostinato pregiudizio che fino ad oggi ha offuscato la storia dell’architettura, ne ha mortificato la dignità e la fantasia. Il pregiudizio – assolutamente uno dei più inverosimili, quando lo si enuncia con chiarezza – è che la casa sia costruita per essere abitata», scriveva Giorgio Manganelli, al quale l’ironia non faceva di certo difetto.

Antonino Cardillo, Elogio del grigio, Castiglione delle Stiviere, 2023. Fotografia: Antonino Cardillo